E alla fine maggio è passato davvero e io, mai come stavolta, non vedevo l’ora che accadesse per via di quelle risposte che attendevo e che in effetti sono arrivate. Sapevo che in ogni caso la strada sarebbe stata in salita ma confesso che l’idea di ripartire da zero, come di fatto sarà, in fondo mi piace moltissimo. Mi riservo il racconto appena ci capisco qualcosa io stessa. Nel frattempo mi faccio bastare le giornate tiepide e i massaggi tailandesi, gli allenamenti di gruppo e la giornata Lynch. Me lo faccio bastare ma mica lo so quanto basti davvero. La mattina decisamente non funziona ancora: i pensieri cupi necessitano almeno di tre ore prima di stemperarsi e posso garantire che non c’è niente che possa fare per stare un po’ meglio durante quel misto di tachicardia, voglia di rompere piatti e bicchieri e malessere non meglio precisato da gestione dei compiti quotidiani. Un dramma vero che detta così mi pare ai limiti del ridicolo. Spero che l’estate agevoli un po’ il cambio di ottica.
“Ma ti è mai capitato di parlare di piena guarigione nei tuoi casi clinici?”. Ho fatto questa domanda ad uno psichiatra che ho conosciuto ad una delle mie lezioni e lui mi ha detto così “Mah, in realtà il più delle volte si cerca solo di tenere in piedi la baracca” che poi è esattamente quello che penso io quando si trova il coraggio di ammettere di aver bisogno di un supporto, una cura, una terapia, un percorso di analisi. Io credo che dal disagio esistenziale non si guarisca mai, che certe questioni già basta se riesci a conviverci e che anzi di questi tempi sentirsi felici sia persino una specie di colpa, come se al senso di impotenza nei confronti delle catastrofi mi pare almeno doveroso provare dolore e compassione rispetto a realtà che non ci riguardano solo per pura fortuna.
Ho deciso che mi devo appuntare tutte le cose belle che mi succedono nell’arco di una settimana, perché mica esistono solo le colleghe brutte e cattive che girano con gli screenshot dei miei post tra le stanze dell’ufficio, o i risvegli del mattino pieni di ricordi pesanti e paure per un futuro non ancora scritto, mica esistono solo gli squat bulgari e la cronaca nera.
Io per esempio di questa settimana premio
Il film di Martone, che sfugge a tutte le regole del biopic, ma pure del racconto carcerario, della Roma che t’aspetti, del cinema dell’impegno e di tutto quello che ti aspetteresti e che invece non c’è. Perché è meglio
I miei muffin proteici al cioccolato. Uno dei miei miracoli sugarfree che però mica te ne accorgi
Il massaggio thai con la mia mani di fata preferita. Sono tutte bravissime…ma lei…
Gli allenamenti di gruppo con la Hunziker all’arco della pace. Quanto porta bene i suoi anni lei...che poi sarebbero pure i miei…
Un libro di Varga Llosa che non avevo letto ed è stupendo
La brutta notizia che secondo me è un’ottima occasione per un “ritenta sarai più fortunata”
Le prime ciliegie della stagione
Un complimento carino di quelli che alla mia età non si usano più
Domani è ancora festa
Ora che ci penso. Mi pare pure troppo. Non credo di meritarlo o che mi sia dovuto. Ma è il mio modo di praticare la gratitudine quando finalmente passano le prime tre ore della mattina e la giornata può cominciare per davvero